Don Mario Lisa - pinerolo blues

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Don Lisa è sempre stato una persona di grande generosità e sensibilità sociale, attivo nell'impegno a favore dei poveri, a cui ridava la speranza. Si occupava anche molto di noi ragazzi e noi vedevamo in lui un riferimento importante. Con la sua voce suadente ci trasmetteva fiducia in noi stessi, al contrario di quello che facevno i professori a scuola. Organizzava per noi anche delle giornate di svago, come quella in occasione del carnevale e degli spettacoli teatrali con protagonisti bambini e ragazzi.

   

Tuttavia, la prima cosa che mi viene in mente quando penso a lui è il racconto drammatico che ci aveva fatto dell'alluvione del Polesine, avvenuta molti anni prima, ma le cui conseguenze si facevano ancora sentire.
Le piogge intense avevano causato l'ingrossamento delle acque del fiume Po e, purtroppo, con i canali e gli argini distrutti durante la guerra e non ancora ricostruiti, l'acqua era debordata nei terreni agricoli in provincia di Rovigo e Venezia.

Per undici giorni le strade, i ponti, le abitazioni, le aziende, i fabbricati, i macchinari, le derrate sono stati sommersi e quando l'acqua si è ritirata la terra era sterile per i depositi sabbiosi.



Don Lisa, che è sempre stato una figura trainante in diverse iniziative, aveva invitato a venire da noi diverse famiglie di quelle zone, che nell'alluvione avevano perso tutto.
Ha dato loro cibo e alloggio e li ha aiutati a cercare un lavoro, fornendogli anche il supporto psicologico di cui avevano bisogno.

I Vigili del Fuoco ricordano che settantuno anni fa l'alluvione del 14 novembre 1951 che sconvolse il Polesine.
Con ancora presenti i segni lasciati dalla Seconda Guerra Mondiale, un nuovo disastro, il primo dell’Italia del dopoguerra, si abbatté su una vasta zona del Nord-Est del Paese.
L’alluvione causata dall’esondazione del Po nella provincia di Rovigo, è considerata una delle più grandi catastrofi idrogeologiche. Il grande lembo di terra compreso tra due grandi fiumi: il Po e l’Adige, divenne un’immensa distesa di fango e acqua.
Ancora pochi italiani conoscevano il Polesine, ma l’evento fu talmente grave e vasto, che ben presto tutti impararono a conoscere un territorio ancora povero, ma fiero e ricco di bellezze naturali.
Lo straripamento del Po ebbe inizio fra i comuni di Occhiobello e Canaro. Poi ci furono le rotte degli argini. Milioni di metri cubi di acqua e fango dilagarono nelle povere campagne del Polesine. Il bilancio del disastro fu drammatico: circa cento morti di cui ben ottantaquattro nell’episodio del famigerato “camion della morte”.
Il disastro toccò il cuore di tutti gli italiani, che si prodigarono con grandi offerte di aiuto. Da Nord a Sud, ognuno, come poteva, volle contribuire a lenire le sofferenze della gente toccata da una grande tragedia. L’aria di solidarietà, il desiderio di notizie, la voglia di fare qualcosa per qualcuno, una improvvisa familiarità con il Polesine fu grande. L’Italia da pochi anni riemersa dal dramma della guerra, si mobilitò per la prima grande campagna di solidarietà.
I vigili del fuoco, tenaci, infaticabili e modesti, risposero con uno sforzo eccezionale, confluendo da ogni angolo del Paese.
                                                                                                              Lino Gandolfo






La Chiesa ha sempre raccolto le offerte dei fedeli, sia durante la messa, nei cestini portati tra le file dei banchi, sia nelle cassette per le offerte poste spesso accanto alle cappelle dedicate ai santi, da destinare a chi era meno fortunato.
Ad esse, don Lisa aggiungeva altre decisioni per promuovere nuove attività.  
Nel periodo invernale, ad esempio, prendeva avvio il progetto detto dei 'buoni legna'.
Ragazzi e ragazze dovevano accostare le persone nelle vie del centro storico, mostrare loro il buono, spiegando con un tono di voce misurato che l'offerta donata era destinata all'acquisto di legna per i poveri.

Ricordo che i miei nonni dicevano che la miglior stufa è sempre stato il sole, ma questo valeva per loro e per chi come loro abitava in una casa ben esposta al sole.
Ma per chi viveva in un alloggetto nel centro storico, dove il sole non arrivava mai, era difficile riscaldarsi.
Perciò, il nostro impegno permetteva in modo concreto e veloce a queste famiglie di accendere la stufa per scaldarsi e per fare da mangiare.

Don Lisa citava i versi:
“Passeranno i carbonai
E una legna pur cadrà
Dalla groppa dei giumenti”
Ma, aggiungeva,: in attesa dei ceppi caduti ai carbonai, bisognava che ci dessimo da fare noi. Aiutati che il ciel t'aiuta, insomma.




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