COAZZE, PIRANDELLO E LA MIA FIAT 126
Il 10 dicembre ricorre l’anniversario della morte di Pirandello. Nel 1901, il grande drammaturgo aveva trascorso una ventina di giorni di vacanza a Coazze, in provincia di Torino, e questa sua villeggiatura viene ricordata ogni anno con diverse iniziative. Per fare una gentilezza all’editore Veronesi che aveva pubblicato il piccolo libro dello scrittore siciliano dal titolo ‘Non parlo di me’, qualche anno fa mi ero recata a Coazze per farlo vedere ai titolari della libreria locale.
Giunta in prossimità del paese, avevo parcheggiato la mia piccola 126 lungo una stradina laterale pianeggiante ed ero salita a piedi verso il centro. Dopo un paio d’ore, terminati gli impegni e la visita del luogo, ero tornata verso l’auto. La strada che percorrevo era più alta rispetto a quella dove avevo parcheggiato la macchina e, guardando verso il punto in cui l’avevo lasciata, mi sembrava che non ci fosse più. Mi sono spaventata e mi sono messa a correre in quella direzione. Era successo che un idiota di cantoniere era venuto a tagliare l’erba alta che cresceva lungo il dirupo soprastante e l’aveva fatta cadere tutta sulla mia auto. Al posto della mia macchinina dalla lucente carrozzeria turchese c’era un grosso pagliaio verde. Ho provveduto a togliere i grossi ciuffi a mani nude, a soffiare via la terra e ho notato che c’erano dei graffi sulla superficie.
Una delle frasi celebri di Pirandello è: “La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo...”. Ebbene, per una volta scelgo di non essere civile e a quel cantoniere dico: “Vai al diavolo, maledetto!”.
P.S. : L’immagine è un fotomontaggio perché quel giorno non avevo dietro la macchina fotografica, ma vi posso assicurare che la realtà era molto peggio di così...