Onorare la memoria - pinerolo blues

Vai ai contenuti

A GUARDARVI M'INDUGIO INTENERITA



Amo visitare i piccoli cimiteri di montagna, quelli delle frazioni e dei paesi non stravolti dal turismo. Mi piace la loro semplicità, l’assenza totale di ostentazione, la mancanza di cappelle di famiglia dalle dimensioni gigantesche con pareti di marmo, statue, monumenti di bronzo e vetri lavorati.


I cimiteri raccontano la storia, compresa la storia delle guerre. Il numero di persone provenienti dalle nostre montagne mandate a morire in luoghi lontani – in Albania, Grecia, Spagna, Russia - è molto alto e colpisce la sproporzione con le poche anime che ci vivono oggi.
Un giorno in cui mi trovavo in un piccolo comune della Val Chisone sono andata a visitare l’altrettanto piccolo cimitero, una parte del quale è riservata ai caduti in guerra. Ho trascritto i nomi di alcuni di loro e quelli dei luoghi in cui hanno perso la vita. Alcuni di questi nomi non li avevo mai sentiti e ho dovuto andare a cercare sull’atlante dove si trovano.
Barral Celestino, ad esempio, ha trovato la morte sulla cima Freikofel (Alpi Carniche Centrali) il 17-5-1916, mentre Charrier Felice è morto nel campo di prigionia di Marchtrenk (Austria) il 21-4-1918 e il caporale Raviol Celestino ha incontrato la morte  ad Ostffyasszoniyfa (Ungheria) il 26-8-1918.
 
Alcuni soldati sono morti a Zalaegerszeg (Ungheria), altri a Melovin (Ucraina), sul Sober (Spagna), sulla vetta Chapot (Dolomiti), a Ouillins (Francia), a Levico Cima Palombino (Alpi Carniche), sul Monte Zebio (Vicenza), a Valka (Livonia), a Komi (Grecia).
Alcuni sono morti in Albania. Fra di loro c’è Heritier Eugenio, caduto il 3-9-1916. Due mesi e mezzo dopo, il 21-11-1916 è morto Berger Giovanni Battista nella Trincea del Masari (Vicenza). Molti altri sono morti in prigionia, nei reparti sanità o negli ospedali da campo contrassegnati da numeri: l’85, lo 040, il 142…Pietro Vinçon è morto nel campo 201 (Vicenza) il 26-7-1917.  
Berger Gino è morto, insieme alle decine di migliaia di suoi compagni di sventura, nella campagna di Russia 1940-1945…


Dovremmo fermarci più spesso a riflettere sull’assurdità della guerra e del dolore che causa. Sono contenta di averlo fatto con i miei studenti a scuola.
E, a proposito di scuola e di cimiteri, ho avuto una sorpresa.  
Proprio nel corso di una delle mie visite ad un piccolo cimitero di montagna ho avuto una grande sorpresa. Camminavo lentamente fra le tombe leggendo i nomi sulle lapidi quando uno di questi mi ha colpito. Era quello del direttore della scuola di Torino in cui avevo insegnato negli anni ‘70. Il nome è lo stesso, ma, in assenza di foto, non sono sicura che sia davvero lui. Quando ci parlava della sua esperienza da partigiano non aveva mai menzionato questa valle...
Ho tolto le foglie che la ricoprivano, mentre con il pensiero riandavo a quegli anni meravigliosi, quando la scuola era un luogo di innovazione e sperimentazione. La bellissima frase incisa sulla lapide: “non piangete ciò che non è più, sorridete invece ricordando ciò che è stato.” sembrava scritta per me in quel momento, per il grande senso di rimpianto che provavo. Ma come si fa a dimenticare il tempo pieno che consentiva di inserire, accanto agli aspetti culturali del programma, anche quelli creativi e di gioco, fatti diventare strumenti pedagogici. Non mi sembrava vero di mettere in pratica gli insegnamenti del pedagogista americano John Dewey, che avevo portato al concorso magistrale.
Sono andata via senza essere riuscita a sottrarmi al senso di nostalgia, un sentimento che cerco sempre di scacciare perché ingannevole. Ho lasciato quel luogo quasi con le lacrime agli occhi...
E proprio in quei giorni una pagina Facebook che seguo e che propone la Torino del passato pubblicava la foto della scuola Gabrio Casati, con la sua storia straordinaria.

SCUOLA ELEMENTARE GABRO CASATI

La storia della scuola risale al 1912 quando il numero di alunni dei corsi di via Cenischia richiede la suddivisione in più sedi: quattro classi presso un asilo infantile in corso Francia 139 e una presso le case popolari di corso Racconigi. Il progetto di far confluire la scuola Borgata Cenisia in un edificio unico e costruito appositamente risale al 1911-1912, quando si pensa di edificare tra corso Racconigi e via Chianocco una scuola di tre piani dotata di due palestre e un refettorio, oltre che di un apposito locale adibito a museo scolastico. I lavori sono terminati per l’apertura dell’anno scolastico 1914-15 ma già nello stesso anno viene deliberato un ampliamento dell’edificio per accogliere la succursale della scuola tecnica femminile Regina Elena. Nel 1914 l’edificio viene intitolato a Gabrio Casati (1798-1873), ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna e promulgatore della riforma scolastica, poi estesa a tutto il Regno di Italia, che ha introdotto l’obbligo scolastico. Nel 1920 la scuola subisce opere di ampliamento per ottenere altre otto aule dalla sopraelevazione di due piani su una manica già esistente in via Chianocco. Pochi anni dopo, nel 1926, la Casati può contare su 21 aule, 1200 allievi, una biblioteca magistrale e una circolante, una orchestrina di archi retta e amministrata dal patronato, una colonia marina e una alpina. Oltre ai corsi elementari sono attivate le classi sesta e settima per i corsi integrativi e pre-professionali, un corso feriale di francese, uno serale elementare. Accanto a essi la scuola offre corsi popolari, festivi, professionali di disegno per maschi e di lavoro domestico (ricamo, taglio, cucito) per femmine, oltre a corsi di stenografia, computisteria e disegno e corso di lavoro fabbrile (per la lavorazione del legno e del metallo). Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti del novembre 1942 causano danni alla copertura del tetto, crollo di muricci e plafoni, schiantamento grave degli infissi del primo piano. Tuttavia è possibile la prosecuzione delle lezioni. Dopo la ricostruzione gli alunni risultano circa 2000, numero che porta negli anni Sessanta a dislocarne circa metà presso l'Aeronautica. Conta inoltre alcune classi speciali e differenziali, sia in sede che presso le succursali che nel Settanta si trovano in via Brunetta e via Revello 3.

Nel frattempo la Casati fa parte del gruppo di scuole che sperimenta il tempo pieno e nel 1975, diretta da Gianni Dolino (Assessore della Giunta Novelli), è sede del Settembre Pedagogico: corsi di aggiornamento per insegnanti, a quel tempo sia comunali che statali. Nel corso degli anni la scuola ha mantenuto un ruolo cardine nel quartiere. La scuola, che attualmente è direzione didattica anche della elementare Battisti, è inserita all'interno del progetto “Biblioteche in rete”.

Pezzo tratto da: Museo Torino - Scuola Elementare Gabrio Casati

Torna ai contenuti